Mi ha appassionato ed emozionato con Morte di un uomo felice: con questo nuovo romanzo Giorgio Fontana mi ha convinto completamente.
Non è facile scrivere un'epopea familiare che si dipana per circa cento anni.
C'è voluto tempo, studio della storia, della geografia dei luoghi, della lingua parlata, dei dialetti locali.
Solo un autore colto e sensibile come Fontana poteva riuscire in un tentativo al limite dell'impossibile: non scadere nel feuilleton novecentesco.
Il clan dei Sartori nasce da un errore non di poco conto commesso dal patriarca Maurizio che, disertore, agli sgoccioli del primo conflitto mondiale si nasconde in un casolare della campagna friulana dove seduce e abbandona incinta la figlia del mezzadro.
Maurizio per tutta la vita si porterà addosso il rimorso di questo errore, la vergogna non solo di essere fuggito dal fronte, ma anche di essersi sottratto alle responsabilità di uomo e di padre.
Lo stigma dell'inettitudine sarà un marchio che tutti i membri della famiglia porteranno con sé, consciamente o meno.
Tre generazioni - con le loro storie minime - attraverseranno e declineranno secondo la propria sensibilità la Storia con la S maiuscola.
Chi da partigiano, chi studiando e diventando insegnante e poeta minore, chi abbracciando l'anarchia fino a sfiorare la lotta armata, chi facendo musica, chi militando in politica, chi occupando fabbriche e intestandosi il ruolo di portavoce dei diritti dei lavoratori.
Chi da partigiano, chi studiando e diventando insegnante e poeta minore, chi abbracciando l'anarchia fino a sfiorare la lotta armata, chi facendo musica, chi militando in politica, chi occupando fabbriche e intestandosi il ruolo di portavoce dei diritti dei lavoratori.
Fontana non è mai retorico né sentimentale, non ci tiene a comunicare alcuna particolare morale. Vuole condurci per mano a conoscere queste vite minori attraverso un racconto corale, potente, puntuale ma non didascalico dei principali momenti della storia italiana dell'ultimo secolo.
Ho trovato particolarmente toccante - sul piano umano - la narrazione accurata e iperrealista del grande esodo dal Friuli negli anni Cinquanta, di cui poco si è parlato fino ad oggi. Uomini e donne che approdavano nella periferia di Milano e nella cintura esterna, riparando coi figli piccoli nei casolari, nelle stalle abbandonate, e poi nei quartieri dormitorio oggi multietnici, allora luogo di convivenza fra emigranti provenienti da ogni parte d'Italia.
Mi ha ricordato, a tratti, il racconto epico degli ultimi e dei disperati che popolano i libri di di Steinbeck, in particolare Furore.
Anche l'analisi delle istanze dei movimenti anarchici, dei loro folli sogni scaduti in violenza e terrorismo, è assolutamente pregevole.
Forse è meno approfondita l'ultima parte del romanzo, che si concentra sul periodo del berlusconismo: qui il racconto privato degli accadimenti che segnano il clan Sartori diventa preponderante ma con giusta ragione, poiché si tratta di storia recente rispetto alla quale, a mio modo di vedere, non siamo ancora pronti a dare un giudizio a tutto tondo.
Un libro da leggere perché ognuno di noi si può riconoscere nelle vicende di questa famiglia i cui membri - nell'alternarsi di momenti tristi e felici - sanno di essere indissolubilmente legati dal filo invisibile dell'amore.
CORALE, POTENTE 📖📖📖📖📖
CORALE, POTENTE 📖📖📖📖📖
Il libro in una frase
"Possibile, si diceva, che il passato avesse una tale forza sul presente? Il potere di ciò che accadde prima di noi è tale da forgiare un destino? O era soltanto colpa sua?"
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