martedì 29 giugno 2021

Dorothy West


LE NOZZE

Autore: Dorothy West

Editore: Mondadori

Anno edizione: 2021

Genere: Narrativa nordamericana moderna

Pagine: 242

Valutazione: 3,5* su 5

Consigliato: agli amanti della narrativa nordamericana moderna e contemporanea, con particolare attenzione alle problematiche legate ai matrimoni misti.

Estate 1953, Martha’s Vineyard. Nella splendida cornice di quest’isola non lontana da Boston, la nuova borghesia di colore, fatta di uomini d’affari, insegnanti universitari e professionisti affermati, è in fermento.

L’Ovale è il nome che da sempre viene dato al comprensorio di villini di vacanza, di antica costruzione, disposti strategicamente in modo da disegnare un anello intorno a un grande parco che degrada verso la spiaggia.

I villeggianti che li occupano sono la prima generazione nera benestante, fatta di uomini e donne che – con lo studio e il lavoro - hanno saputo emanciparsi dalla schiavitù nelle piantagioni del sud.

Shelby è la pupilla della famiglia Coles, stirpe di medici di successo, e sta organizzando il proprio matrimonio con Meade, musicista jazz bianco, spiantato e sognatore, decisamente inadatto a garantire alla giovane quel tenore di vita a cui è stata abituata.

La carnagione pallida e gli occhi chiari di Shelby hanno da sempre costituito motivo di imbarazzo per la famiglia e fonte di turbamento per la ragazza, facendola vivere in bilico fra due mondi paralleli ma reciprocamente indifferenti.

Shelby ricorda un episodio della prima infanzia, un colloquio con nonna Carolyne avvenuto subito dopo essere stata ritrovata da una squadra di ricerca a seguito del suo allontanamento dal comprensorio, sulle tracce di un cagnolino:

“Nonnina […] io sono di colore?” L’espressione di Nonnina non mutò. “Sì” disse, perché non c’era altra risposta, una qualsiasi precisazione non avrebbe alterato il fatto ma solo confuso una bambina che preferiva la pura verità. Il petto di Shelby si alzò per il semplice sollievo, non perché fosse nera, ma perché era qualcosa di definito, e adesso sapeva cos’era. Ma le venne un pensiero in mente, e si sentì di nuovo angosciata. “Liz è di colore?” “Sì” “E mamma?” “Sì” “Anche tu sei di colore?” “Io sono la tua nonnina”.

Il disappunto del clan per le nozze imminenti è palpabile. Da un lato Clark - il padre di Shelby - è imbarazzato, ritiene di averla “spinta” inconsapevolmente a una scelta scellerata perché – come genitore - non ha saputo essere figura di riferimento: sposando Meade la giovane prenderebbe le distanze dalla comunità a cui non ha mai sentito di appartenere pienamente.

“Gli occhi di Clark si strinsero … ‘Non ti ho mai visto dare fiducia a un uomo di colore e non posso impedirmi di pensare che forse è perché hai visto nell’uomo che conosci meglio al mondo un uomo di cui non ci si può fidare. E non ti ho mai visto dare il tuo amore a un uomo di colore, e non posso impedirmi di pensare che il motivo sia questo: l’uomo che dovrebbe essere il più importante della tua vita non ha mai trovato il tempo di dimostrarti che ti ama. E non ti ho mai visto dare il tuo rispetto a un uomo di colore, e non posso impedirmi di pensare che sia una manifestazione distorta dello snobismo sociale di questa famiglia”.

Nonna Carolyne invece è segretamente soddisfatta; Carolyne è erede di latifondisti bianchi caduti in povertà e si è ritrovata, suo malgrado, a vestire i panni della matriarca in una famiglia afro-americana a causa dei matrimoni misti dei suoi discendenti. Ritiene che questa unione permetterà alla nipote di chiudere il cerchio della sua stirpe che – nata bianca – tornerà a essere bianca.

Ma a sparigliare le carte giunge sull’isola Lute McNeill, rude parvenu, imprenditore nel settore dei mobili, semianalfabeta e pluridivorziato, con tre figlie piccole cresciute senza madre, che si invaghisce di Shelby e la corteggia con spudoratezza: la tensione sensuale fra i due è palpabile e il matrimonio è in pericolo. Come si comporterà Shelby? Scegliere Meade al posto di Lute significa rinnegare le proprie radici?

“Gigi si era confidata con Emmaline riguardo all’attrazione di Lute per Shelby, ed entrambe approvavano la sua corte, o comunque la disapprovavano meno dell’idea di un matrimonio misto”.

Attorno a questo racconto scritto in terza persona – che costituisce la traccia principale del romanzo – si snoda una serie di personaggi che rappresentano il passato dei protagonisti, fatto di predicatori, proprietari terrieri decaduti, ereditiere zitelle, schiavi liberati, studenti ambiziosi, tutti inconsapevoli attori del lungo e travagliato cammino verso l’affermazione della pari dignità.

E’ molto interessante lo sguardo sociologico dell’autrice, che focalizza l’analisi introspettiva sulla questione del razzismo esistente non solo nei confronti dei neri da parte della comunità bianca, ma anche fra neri di carnagione scura e neri nati da coppie miste, una sorta di discriminazione nella discriminazione.

Dorothy West celebra l’epopea dei neri d’America ma lo fa senza enfasi, evidenziando le ipocrisie dei nuovi ricchi e i conflitti tra classi sociali replicati all’interno della comunità afro-americana.

La scrittura è elaborata e introspettiva, sulla scia della grande narrativa americana: i periodi complessi e il fraseggio corposo – alla William Faulkner - impongono una lettura accurata che, grazie alla musicalità, non perde mai di ritmo.

Dorothy West, nata a Boston nel 1907, è figlia di quella borghesia che così acutamente descrive nel suo romanzo. E’ anche esponente di spicco del movimento artistico culturale – sorto negli anni Venti - denominato “Harlem Renaissance”, che si propose di celebrare la creatività e la cultura emersa dall’esperienza della schiavitù, approfondendo i legami con l’Africa. Dopo avere vinto alcuni premi con i suoi racconti, nel 1948 pubblica il primo romanzo “The Living Is Easy”. La West scrive “Le nozze” negli anni Sessanta ma il manoscritto viene stampato solo nel 1995 – con la supervisione di Jacqueline Kennedy Onassis. Le due si conoscono proprio a Martha’s Vineyard e sarà Jackie – editor della casa editrice Doubleday, colpita dal valore dell’opera – a favorirne la tardiva pubblicazione, quando Dorothy ha ottantotto anni.

Il libro in una citazione:

“Erano al Nord. Basta corde per linciarli, basta croci in fiamme, basta camminare nel canaletto di scolo per lasciare tutto il marciapiede a ‘Mr. Charlie’. Basta ‘Ziette,’ basta ‘Zii’. Basta morire perché non c’era un dottore, basta bambini al lavoro nei campi con la schiena piegata mentre la campanella della scuola suonava per il figlio dell’uomo bianco. Su al Nord, un uomo poteva imparare che leggere e scrivere non faceva male a nessuno. Una donna poteva imparare a sperare in qualcosa di più di quello che aveva. Se anche vivevano vicino ai binari della ferrovia e l’aria del Nord era carica di fumo e sudiciume, tuttavia riempiva i loro polmoni di libertà”.

https://www.letsbook.org/2021/06/15/le-nozze-di-dorothy-west/

Loro - Roberto Cotroneo


LORO

Autore: Roberto Cotroneo

Editore: Neri Pozza - Bloom

Anno edizione: 2021

Genere Moderna e Contemporanea / Ghost Stories

Pagine: 191

Valutazione: 3* su 5

Consigliato: a chi ama esplorare il lato oscuro della vita, le storie sul soprannaturale, i romanzi di Poe, Lovecraft e Shirley Jackson

La giovane Margherita B. – tra la fine di luglio e la prima metà di agosto 2018 – viene assunta dalla nobile famiglia Ordelaffi per occuparsi delle figlie gemelle.

Margherita è a un bivio dell’esistenza: dopo essersi diplomata in pianoforte presso il Conservatorio, si è iscritta a Medicina ma è indecisa sulla prosecuzione degli studi. Decide così di prendersi un periodo sabbatico e accetta il lavoro di istitutrice a tempo pieno di Lucrezia e Lavinia.

Le bambine hanno dieci anni e – come spesso accade fra omozigoti – vivono un rapporto totalizzante, fatto di piccoli segreti e gesti complici.

Gli Ordelaffi abitano nella campagna romana in una villa sperduta nel verde, progettata dall’archistar Koolhaas: una dimora le cui pareti sono di vetro, arredata con pochi e selezionati pezzi di pregio, un monumento al minimalismo e a quella sobrietà che da subito appare essere la cifra distintiva dei padroni di casa.

Margherita rimane affascinata dalla bellezza che la circonda:

“Allora ero come sorpresa da un puerile entusiasmo. Era come avessi trovato Camelot, riscoperto la stanza dei giochi della mia infanzia”.

Umberto – il padre delle bambine – vive tra Roma e Londra, spesso in viaggio di lavoro; la moglie Alessandra è una creatura algida e fragile, persa nei propri pensieri e distaccata dagli obblighi quotidiani che la vita imporrebbe: delega volentieri il ménage a Giulia, factotum e segretaria, e a Gaetano, giardiniere dagli atteggiamenti ombrosi. 

Le piccole si affezionano a Margherita: Lucrezia ama la musica e suona il pianoforte con sorprendente maestria, Lavinia è una valente cavallerizza, amante degli sport e dell’attività fisica. I loro giochi tendono a escludere il mondo esterno: “loro si bastano” dice la madre delle gemelle, che interagiscono in una bolla e in un tempo sospeso, in cui non è prevista la presenza di amici, cellulari, incontri ricreativi.

“Era Lucrezia a esercitare sempre una forma di dominio su Lavinia”, racconta Margherita B. mentre sente nascere dentro di sé un legame fortissimo con le due, una complicità quasi inspiegabile.

La vita scorre serena fino a che Margherita – peregrinando per la verdeggiante tenuta – si imbatte in un tempietto antico che rappresenta la dea greca Ecate, protettrice dei crocevia, secondo la tradizione capace di passare dal mondo dei vivi a quello dei morti e di accompagnare gli uomini in questo doloroso percorso.

E’ l’evento che scatena una serie di conseguenze inaspettate, che conducono Margherita a un passo dalla follia: entità misteriose, certamente non umane, cominciano a incrociare la sua strada, la spaventano, la chiamano e la costringono a fare i conti con le più intime paure. I residenti sembrano non condividere le sue esperienze paranormali, o forse fingono di disinteressarsi alle presenze eteree che accompagnano i gesti di ogni giorno.

 In un crescendo di tensione, la protagonista comprende che sono le gemelle la chiave di volta del sinistro carosello che avviluppa tutti gli abitanti di quel microcosmo: sono Lucrezia e Lavinia a dirigere un’orchestra di spettri che le segue fedelmente e le asseconda fino a un tragico finale scritto con il sangue.

Il romanzo è in prima persona, sotto forma di memoriale di Margherita consegnato ai medici che l’hanno in cura, steso dopo la sconvolgente esperienza vissuta.

La prosa è elegante e introspettiva: evoca le ambientazioni romantiche dei romanzi di fantasmi scritti a cavallo tra Ottocento e Novecento. Cotroneo scava nella psiche della protagonista e lo fa per parlarci della contraddittorietà che alberga in ogni essere umano posto di fronte alle proprie fragilità e ai propri spettri:

“Oggi so quanto il soprannaturale si faccia strada nelle nostre esistenze in maniera sghemba, ambigua. Quanto prediliga le vie indirette, quanto sia magistrale la sua capacità di gestire la nostra oscurità, quanto sia capace di destabilizzarci. Ma in quei giorni mi aggrappavo a tutto, ero disposta anche a confrontarmi con quei fantasmi, a scacciarli, come un’esorcista, per lasciare che quella villa, quel giardino e quel mondo restassero il luogo di ogni possibile felicità, niente affatto tormentato dal passato o macchiato dalle tenebre”.

L’autore usa abilmente il romanzo gotico ma lo reinterpreta in chiave contemporanea ricorrendo a una lingua curata ma agile, un fraseggio corposo ma mai sovrabbondante, riferimenti alla psicologia, alla musica, agli studi esoterici e – non ultimo - dialoghi efficaci, il tutto omaggiando in modo molto personale le “colonne” del genere, da Poe a Lovecraft fino a Shirley Jackson.

Il libro in una citazione:

“La tenebra che cerchiamo di non vedere, di non capire, ma che ci raggiunge sempre, è fatta di questo, di questa materia sfuggente, di queste antiche credenze, di queste divinità antichissime che ancora sfidano le religioni moderne, le cose nascoste sin dalla fondazione del mondo. E ci sono e ci imprigionano, e ci tolgono la ragione.”

https://www.letsbook.org/2021/06/03/loro-di-roberto-cotroneo/


Il suo pianto freddo - Giancarlo De Cataldo



Terza avventura della serie - nata dalla fantasia del magistrato e romanziere Giancarlo De Cataldo - che vede protagonista il pubblico ministero Manrico Spinori, detto "il Contino" per i suoi nobili natali, insieme alla sua agguerrita squadra di detective composta da Brunella, segretaria alle prese con un amore sfortunato, Gavina Orru, esperta di web, e Deborah Cianchetti, aspirante commissaria, "un metro e ottanta di tatuaggi e sovranismo, meraviglioso fiore di borgata".

A oltre un decennio dalla chiusura dell'indagine per l'assassinio di un transessuale noto nel giro della prostituzione romana col nome di Veronica, un pentito in vena di confidenze, tutte da riscontrare, afferma che il delitto è stato a suo tempo erroneamente attribuito al colonnello Ridorè, assiduo frequentatore e innamorato della povera vittima.

Fu Manrico a chiudere le indagini a seguito della morte di Ridorè, suicidatosi poco dopo l'apertura dell'inchiesta, incapace di sopportare la gogna mediatica che ne sarebbe seguita.

Con il suo team Spinori avvia nuove e più approfondite verifiche che lo portano a scoprire un complesso mondo fatto di connivenze politico - mafiose che lo indurranno a riconsiderare la bontà del suo operato e a dare finalmente giustizia sia a Veronica che al colonnello.

Ma per fare ciò sarà necessario "cambiare punto di vista", cioè avere l'umiltà di mettersi in discussione e accettare di esaminare i fatti da una diversa prospettiva.

La squadra lo sosterrà unitamente a un nuovo innesto rappresentato dalla giovane pm Valentina Poli che smuoverà le acque del suo cuore incerto - ancora diviso tra Maria Giulia e l'anatomopatologa Stella Dubois, già apparse nei precedenti capitoli della serie.

Tutto il romanzo è percorso dalle divagazioni musicali di Spinori, amante  e grande conoscitore dell'opera lirica - che fanno da contrappunto all'indagine:

"Per scrivere la sua Lulu, Alban Berg si era ispirato al dittico di Frank Wedekind, Lo spirito della terra e Il vaso di Pandora. Lo spirito della terra è Lulu, l'eterno femminino incarnato nel serpente che, nel prologo dell'opera, il domatore mostra al pubblico. Ma è un femminino perverso, mortale, demoniaco: "creata per diffondere sventura, per sedurre, adescare, avvelenare, per assassinare senza farsi accorgere"... Ecco. Veronica era stata la loro Lulu"

Un personaggio autentico e complesso, flaneur e dolente, tanto insofferente ai legami sentimentali quanto capace di mettersi in discussione di fronte a un caso di coscienza: Manrico Spinori è un magistrato e un uomo per bene, molto ben caratterizzato dalla penna del suo autore, così come il carosello di comprimari che lo circondano, dalla madre ludopatica al maggiordomo nume tutelare della famiglia Spinori, dal procuratore capo massone al confidente transgender fino al team investigativo tutto al femminile.

Il libro in una citazione

"Non aveva mai più dimenticato che davanti a lui non c'erano solo sospetti, indagati, testimoni reticenti, potenziali delinquenti, in qualche caso veri assassini. C'erano innanzitutto esseri umani".

Pubblicato su

http://www.milanonera.com/il-suo-freddo-pianto-giancarlo-de-cataldo/

mercoledì 16 giugno 2021

Un esperimento d'amore - Hilary Mantel

UN ESPERIMENTO D’AMORE

Autore: Hilary Mantel

Traduzione: Giuseppina Oneto

Editore: Fazi – Collana Le Strade

Anno edizione: 2021

Genere: Narrativa inglese contemporanea

Pagine: 238

Valutazione: 3,5* su 5

Consigliato: a chi ama i romanzi di formazione e le storie di emancipazione femminile

Anni Sessanta, Nord dell’Inghilterra. Carmel McBain è figlia unica di genitori appartenenti alla classe operaia. E’ di origini irlandesi, cattolica. Grazie alle sue capacità riesce a ottenere l’ammissione a un college retto da suore, il Santissimo Redentore, che le permetterà di accedere alla prestigiosa facoltà di Legge della London University. 

Carmel vive un rapporto conflittuale con la madre, donna forte e dignitosa ma vinta dalle fatiche e dalle delusioni accumulate, che vede nella giovane lo strumento per riscattare se stessa, in primo luogo, dal destino di subalternità e privazioni continue cui è stata costretta.

“Ero cresciuta credendo – anzi, vedendo con i miei occhi – che mia madre era una donna molto potente. Non era una persona da cambiare idea. Promulgava i suoi editti e io ubbidivo.”

Carmel approda allo studentato universitario e davanti a lei si spalancano le porte del futuro: sono gli anni dell’emancipazione femminile, che passa attraverso la moda della minigonna, le riunioni dei giovani socialisti, l’idealismo libertario, l’abbandono della religione cattolica e dei suoi dogmi tradizionali e fortemente repressivi, la rivoluzione sessuale, l’uso degli anticoncezionali, il ricorso all’aborto.

Carmel vive sulla propria pelle tutte le contraddizioni di quel periodo, in una continua tensione fra il desiderio di affrancarsi dal ruolo tradizionale di moglie e madre, già scritto per le ragazze di quella generazione di passaggio, e l’amore per il suo fidanzato, noioso e borghese fino al midollo.

“Niall non aveva niente di rabberciato; di natura era un quarantenne con in mano le chiavi di una Rover che parcheggia davanti a un buon albergo raccomandato dagli amici. L’inganno non gli si addiceva.”

“…Lui sembrava esattamente quello che era e nient’altro: il pilone che gioca in una squadra di rugby di un liceo settentrionale, un uomo di famiglia in divenire.”

 Il contatto con ragazze di diversa estrazione sociale e culturale (Karina l’immigrata, ombrosa, arrivista e manipolatrice; Julianne, libera ed estroversa, futura psicoterapeuta; Lynette, di buona famiglia e generosa con tutte al limite della prodigalità; Sue, sprovveduta, che sceglie di interrompere la pillola per vedere se il suo corpo è in grado di procreare) la arricchisce interiormente e la porta a confrontarsi per la prima volta con i suoi desideri e le sue paure profonde:

“Eravamo addestrate a dilazionare le gratificazioni, a coccolare e allenare e ostentare le nostre capacità mentali, ma adesso i nostri corpi manifestavano le loro esigenze. Avevamo fatto sesso; il sesso generava il desiderio delle sue conseguenze.”

“Non ne parlavamo ma ogni corridoio di Tonbridge Hall fremeva di panico da fertilità.” 

Carmel, progressivamente, prende di coscienza del problema alimentare di cui soffre e delle fragilità che esso sottende, avvia e infine vince la battaglia contro il demone dell’anoressia che l’ha condotta a un passo dal distruggersi.

“Era una frattura netta, scritta nel mio corpo; sentivo le ossa a pezzi, le schegge e le frastagliature che cercavano di trovare il modo di forarmi la pelle.”

Il fascino del romanzo sta nell’essere un affresco storico – genere in cui la Mantell è maestra, avendo vinto due volte il Man Booker Prize nel 2009 e nel 2012 con la Saga dei Tudor – scritto in prima persona con un tono frizzante e sbarazzino, spiritoso e sentimentale, largamente introspettivo.

Il lettore della Mantel ritrova pienamente il suo stile, fatto di un fraseggio corposo, con un’aggettivazione ricca che serve a scolpire nella mente i luoghi, il carosello di personaggi e le atmosfere della storia che ha scelto di raccontare.

Un esperimento d’amore è in definitiva la cronaca “dell’esperimento di vita” di molte donne, all’alba degli anni Sessanta in una Londra già multietnica e multiculturale, che si sono trovate nella condizione di contestare una società fortemente maschilista, abbattendo i pregiudizi e i retaggi del passato con determinazione e spirito pionieristico.

Una bella prova per l’autrice che si dimostra eclettica e sempre in grado di convincere il lettore più raffinato.

Il libro in una citazione:

“… non voglio che pensiate che questa sia una storia di anoressia. Ce ne sono troppe, ci sono romanzi interi su ragazze svagate, viziate, ragazze che si riducono a spettri e poi scoppiano come palloncini a una festa. No: e tuttavia in parte questa è una storia di carne, di corpi che contengono la nostra mente… Diciamo allora che questa è una storia che riguarda l’appetito nei suoi tanti risvolti e aspetti, nelle sue perversioni e nella sua fragilità, nei suoi strani rifiuti e capovolgimenti. Per ora questo è sufficiente”



                                          

Verso Nord -Willy Wlautin

VERSO NORD Autore: Willy Vlautin Editore: Jimenez – Collana Narrativa Anno edizione: 2022 Anno prima edizione in lingua originale:...