articolo pubblicato su http://www.milanonera.com/guillame-musso/ il 27/11/2019
Arthur Sullivan Costello è un
giovane medico di pronto soccorso. Vive a Boston, ha rapporti piuttosto freddi
con la propria famiglia ed in particolare con il padre Frank, che ha scoperto
essere tale solo legalmente, essendo il frutto di una relazione extraconiugale allacciata
dalla madre in anni lontani e poi frettolosamente chiusa.
Un giorno, del tutto
inaspettatamente, viene convocato dal padre: questi, senza troppi preamboli, gli
annuncia che la sua unica eredità consisterà in un faro – chiamato 24 Winds Lighthouse - ed annessa
abitazione di servizio, situato a Cape Cod, amena località turistica del Massachussets.
Gli intima di non venderlo per nessuna ragione e di non aprire mai la porta
murata nella cantina.
Arthur – incuriosito - si
guarderà bene dal dare ascolto al padre. Il Faro, si scopre ben presto, è
colpito da una oscura maledizione che si è abbattuta su tutti i malcapitati
proprietari.
Da qui si dipana un romanzo che è
un thriller non convenzionale: Arthur si troverà ad essere, suo malgrado, risucchiato
dal Faro che lo trasformerà in un viaggiatore nel tempo, condannato a
“evaporare”, cioè scomparire dalla vita dei suoi più cari affetti per
ricomparirvi, catapultato brutalmente, un giorno all’anno per ventiquattro anni
consecutivi. I continui salti spazio temporali non gli permetteranno di vivere seriamente
la paternità né il suo rapporto con la moglie, che entrerà in crisi. Unico
punto di riferimento, il nonno Sullivan, anni or sono vittima dello stesso
maleficio.
L’escamotage letterario non è del
tutto originale, è lo stesso autore a dichiarare apertamente, più volte tra le
pagine, il proprio debito per serie televisive e fumetti incentrati sul viaggio
nel tempo, da Doctor Who a Creepshow.
Tuttavia, il tema è rivisitato in
una chiave non banale e conduce il lettore a porsi domande sul senso della
vita, sul ruolo della famiglia, sull’importanza dei sentimenti e sulla capacità
di risollevarsi di fronte ai drammi, anche i più devastanti: l’uomo ha il suo
peggior nemico dentro di sé e non nel mondo esterno, per quanto pericoloso ed
indecifrabile possa apparire.
La prosa è fluida, la lettura è
scorrevole, molto piacevole e certamente invoglia ad arrivare al finale che non
ha nulla di scontato.
Bella anche l’ambientazione
gotica, che Musso ha saputo ricreare interpretandola in una chiave molto contemporanea,
ed il clima di paura e sospensione fra magia e realtà, fra onirico e
psichiatrico, che ricorda i migliori racconti dell’orrore, da H. P. Lovecraft
in poi.
Il libro in una frase
“Che cosa significa quest’iscrizione: ‘Ricordati che abbiamo due vite’?”
“E’ una vecchia massima di saggezza cinese: abbiamo due vite e la seconda
inizia quando ti rendi conto di averne solo una”