martedì 3 marzo 2020

Cadrò, sognando di volare - Fabio Genovesi "E' la realtà la scrittrice più grande che ci sia"

Fabio è un ragazzo di ventiquattro anni. Giunto quasi al traguardo della laurea, a causa del mancato inoltro della pratica di rinvio al distretto militare viene spedito a fare l'educatore presso una scuola retta da religiosi, abbarbicata sulle Alpi Apuane, ove svolgerà il Servizio Civile.
E' l'estate del 1998, che nei suoi progetti avrebbe dovuto essere dedicata ad una vacanza in Spagna con gli amici, tutta movida, ragazze, spiaggia. Ma il destino ci mette lo zampino e nel giro di pochi giorni si trova a vivere in una comunità sgangherata composta da un prete guardiano logorroico, una domestica sgarbata e taciturna, una ragazzina affetta da handicap che preferisce la compagnia delle galline a quella delle persone, un direttore di istituto scorbutico e misterioso. 
Sarà l'occasione per imparare ad accettarsi grazie a un sacerdote - Don Marino Basagni - che gli farà da mentore e confidente.
Un'amicizia, quella fra i due, suggellata dalla comune passione per il ciclismo e in particolare per le epiche imprese di Marco Pantani, il Pirata romagnolo, la cui parabola esistenziale diventerà il paradigma della vita del giovane Fabio.
Come Marco saprà gettare il cuore oltre ogni immaginabile ostacolo, oltre il dolore fisico, la fatica, la sfortuna, così anche Fabio saprà prendere in mano il bandolo della propria esistenza.
Il romanzo procede su un doppio binario narrativo. Da un lato la storia di Fabio, dall'altra quella di Pantani. 
E' abilissimo Genovesi a raccontare - nelle pieghe della vicenda principale - l'epopea di Pantani, che diventa coprotagonista a pieno titolo. 
Il tutto senza retorica, facendocelo conoscere prima da bambino, poi da giovane uomo: ci parla dell'infanzia modesta, vissuta fuori dal chiosco di piadine della madre Tonina a Cesenatico, del sogno di gloria dell'adolescente timido, della pervicacia con cui lo ha coltivato, anche contro ogni aspettativa, quando tutto l'universo pareva cospirare contro. 
Ci parla della fatica degli allenamenti, dei primi spettacolari successi, delle imprese che lo hanno fatto amare in tutto il mondo; e poi le rovinose cadute, la forza di risollevarsi e di rischiare, i ricoveri, gli interventi chirurgici, le clamorose vittorie consecutive al Giro d'Italia e al Tour de France, nell'arco di pochi mesi. Nulla ha fermato Marco fino al giorno in cui è risultato positivo ad alcuni controlli antidoping. La morte di Marco è iniziata lì, quando ha perso la capacità di credere che il "sogno" si sarebbe ancora potuto realizzare. Non l'aggressiva campagna massmediatica, non il vuoto attorno quando il successo è calato, non la droga: è stata la perdita del sogno a strapparlo all'affetto dei tanti che lo hanno amato e ancora lo amano. 
E' talmente eroica e ricca di colpi di scena la storia di Pantani da sembrare una finzione letteraria: la realtà invece è sempre superiore alla fantasia, anche di uno scrittore sensibile e immaginifico come Genovesi, che ribalta gli schemi narrativi contemporanei e affianca due personaggi così abilmente da lasciare il lettore sempre in bilico tra la gioia e il dolore, la commozione e la più grassa delle risate. Non è più chiaro dove finisce la biografia e dove inizia la fiction, e smette di essere importante saperlo, perché Marco e Fabio - per un attimo magico e irripetibile - si confondono uno nella storia dell'altro.
Con un linguaggio schietto e poetico, descrizioni fiabesche e personaggi dalla dolente umanità, Genovesi ci conduce nel suo fantasmagorico mondo interiore, dove con la semplicità di un bambino ci pone di fronte a dilemmi esistenziali che, da adulti, non abbiamo più il coraggio di affrontare.
Uno dei migliori libri letti in questo inizio d'anno.

INTIMO, PROFONDO📖📖📖📖📖

Il libro in una frase
"Il mondo intero va avanti da sempre e per sempre grazie a un unico, magnifico trucco: i frutti. Che sono belli da guardare e così dolci a mangiarli, ma lo stesso sono un trucco. Perché noi ci mettiamo al centro di ogni situazione, e pensiamo che i frutti siano una cosa nostra, da staccare o comprare e poi farci sparire in bocca. E l'unica parte che ci interessa, quella che per noi è un fastidio inutile, sono i semi. E invece i semi sono il senso di tutto. I frutti esistono per loro, mica per noi."

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