giovedì 29 ottobre 2020

MIDDLESEX - Jeffrey Eugenides - Elogio dell'identità individuale




Protagonista di questo romanzo, Premio Pulitzer 2003, è Calliope Stephanides, nata nel 1960 nella Detroit industriale e multietnica di Henry Ford da una famiglia di immigrati greci, sfuggiti ai massacri turchi che interessarono la regione di Smirne nel 1922.

Calliope cresce come una bambina.

Nessuno può lontanamente immaginare la sua “eccentricità genetica”: una variazione cromosomica le impedisce di sviluppare completamente la fisicità maschile, sicché – sino all'inizio dell'adolescenza – non ci si avvede che Calliope è biologicamente un maschio.

La causa primigenia di questa originalità è racchiusa nel passato: i suoi nonni, Desdemona e Lefty, erano fratello e sorella. Fuggiti dal loro villaggio, bruciato dai soldati turchi in piena guerra civile, si imbarcano per l'America sotto mentite spoglie e si sposano, contravvenendo ai divieti della Chiesa ma anche alle leggi civili.

Un segreto, quest'ultimo, mantenuto con il massimo rigore, soprattutto dalla religiosissima nonna Desdemona, che vivrà nel timore che un castigo divino si abbatta sui suoi discendenti per avere sfidato i dettami dell'Onnipotente.

Le scelte dei padri hanno spesso delle ricadute sui figli: molti anni dopo sarà il medico che ha in cura Calliope a spiegarle che la sua condizione endocrinologica è tipica di popolazioni che vivono in aree geografiche particolarmente isolate (come lo era l'enclave greca in Turchia da cui provengono i suoi avi) e si sviluppa soprattutto laddove vi siano frequenti unioni fra consanguinei.

La storia degli Stephanides, per il resto, è quella di tanti: approdati in America senza un soldo, si stabiliscono nel distretto produttivo di Detroit dove cercano di inserirsi e vengono progressivamente assimiliati – con maniere non sempre ortodosse - dalla cultura americana, pur mantenendo forti radici nel passato e coltivando il ricordo della propria terra di origine, culla della civiltà.

Giunta alle soglie dell'adolescenza Calliope fiorisce in maniera originale, e un banale incidente le permette di scoprire la sua natura ibrida di ermafrodito, nascosta nel corredo genetico familiare.

Sottoposta a controlli da parte di un luminare dell'epoca – il dottor Peter Luce, modellato sullo psicologo e sessuologo neozelandese John William Money (noto per le sue ricerche sulle origini biologiche dell'ermafroditismo e sull'influenza del condizionamento sociale nella formazione dell'identità sessuale) – le viene suggerita una cura ormonale e un intervento chirurgico per assumere definitivamente fattezze di donna.

Calliope si ribella, fugge e – in un avventuroso viaggio attraverso l'America della provincia profonda, che è anche un percorso di catarsi interiore – arriva ad accettare la propria mascolinità, le pulsioni verso il sesso femminile, ma soprattutto la propria originalità legata alla sessualità fluida.

Come ci abituammo alla situazione?” - ci racconta retrospettivamente Cal, ormai adulto - “Che ne fu dei nostri ricordi? Calliope è dovuta morire per far spazio a Cal? A tutte queste domande offro la stessa verità lapalissiana: ci si abitua praticamente a tutto”.

Il crollo dell'impero ottomano, la “nuova odissea” dei migranti, l'America del proibizionismo e del sogno industriale di Henry Ford, quella dei conflitti razziali degli anni Sessanta, la controcultura hippie, il dramma del Vietnam, la morte dei Kennedy, la Guerra fredda, la nascita della cultura di massa che ha esportato in tutto il mondo il modello di vita americano: sono tutti aspetti che vengono lambiti e affrontati attraverso lo sguardo di Calliope/Cal.

L'ironia di Eugenides è una costante del racconto, è la cifra stilistica di questo autore che dissemina il romanzo di battute esilaranti, rimandi letterari, richiami ai miti e alla storia della Grecia antica, doppi sensi e giochi di parole (basti dire che il fratello di Cal si chiama Chapter Eleven, un chiaro riferimento alla normativa americana sul fallimento, il che preannuncia da subito quale sarà il percorso del personaggio).

Anche il titolo del romanzo è emblematico in tal senso.

Middlesex non è solo il quartiere borghese dove la protagonista cresce, dopo l'infanzia trascorsa nel popolare ghetto greco da cui il padre è riuscito ad affrancarla, è anche un divertissement linguistico che racconta l'ambiguità dell'identità di genere e – in ultima analisi – la necessità di superare rigidi steccati per giungere all'accettazione di quell'unicità che è caratteristica di ciascuno di noi.

La mia trasformazione era molto meno drastica della distanza che chiunque percorre dall'infanzia all'età adulta. Sotto molti aspetti restavo la persona di sempre. Perfino, ora, anche se vivo da uomo, resto essenzialmente la figlia di Tessie”.

Middlesex è un memoir caustico e intelligente, emotivo, coinvolgente, profondo, molto ben costruito sul doppio piano temporale rappresentato dalla storia familiare degli Stephanides e dalla storia individuale di Cal: è un inno alla resilienza, al rispetto delle differenze, anche culturali, uscito circa vent'anni fa ma attualissimo per la delicatezza dei temi trattati e che merita dunque una rinnovata attenzione da parte del pubblico. Imperdibile.

Il libro in una citazione

Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell'agosto del 1974, al pronto soccorso del Petoskey, nel Michigan”.

https://www.letsbook.org/2020/10/23/middlesex/





giovedì 1 ottobre 2020

Otto dectective di Alex Pavesi, ovvero il Giallo ha le sue regole

Un professore di matematica - Grant McAllister - pubblica a sue spese un libro di racconti in cui applica fedelmente le regole base del classico poliziesco. Decide di ritirarsi a vita privata in un'isola della Spagna, ove conduce un'esistenza da eremita, al limite dell'indigenza.

Alcuni anni dopo viene contattato da una casa editrice di nicchia londinese che intende ripubblicare la sua raccolta giovanile: invia a tal fine una brillante editor, Julia Hunt, presso il suo buen retiro spagnolo, con il compito di revisionare il testo.

Ogni racconto diventa l'occasione per una piccola lezione sui principi fondamentali del giallo d'autore, nonché una caccia agli errori intenzionalmente disseminati - non è dato sapere se per gratificare il lettore attento oppure lo scrittore stesso, alla perenne ricerca di un colpo di scena efficace o di un finale imprevedibile.

La narrazione è un lento dipanarsi di indizi che va di pari passo con il disvelamento delle reciproche personalità dei protagonisti, Grant e Julia. I due si fronteggiano in una caccia a scovare discrepanze, dietro cui si nasconde un unico filo conduttore che richiama a sua volta un oscuro delitto accaduto anni prima e passato alla cronaca come "the white murder". Che rapporto esiste fra lo scrittore e quel truce fatto di cronaca giudiziaria? Perché l'uomo si è nascosto in una sperduta località di mare spagnola? Chi è veramente l'autore del libro?

"Otto Detective" è una lettura originale, un giallo nel giallo che racconta l'amore per la scrittura poliziesca. L'idea di un "decalogo del genere" non è nuova, già negli anni '30 del secolo scorso dissertava sul tema Friedrich Glauser. La struttura a scatole cinesi ricorda - come impostazione - quella di "Le sette morti di Evelyn Hardcastle" di Stuart Torton, altro titolo che - pubblicato lo scorso anno per Neri Pozza - ha incontrato il favore del pubblico. 

Dalla lettura di "Otto Detective", per quel che mi riguarda, si esce rafforzati nell'idea che vi sia un solo aspetto non preventivabile nelle detective stories e in ogni altra tipologia di lettura: il talento di chi scrive. Se manca questo non c'è formula algebrica che regga e si passa - inevitabilmente - dalla "letteratura" come forma artistica alla "narrativa" quale semplice prodotto di consumo.

https://www.milanonera.com/otto-detective-alex-pavesi/

Verso Nord -Willy Wlautin

VERSO NORD Autore: Willy Vlautin Editore: Jimenez – Collana Narrativa Anno edizione: 2022 Anno prima edizione in lingua originale:...