martedì 26 novembre 2019

Madrigale senza suono - Andrea Tarabbia. Quando il mistero della creatività si fa vita la narrativa diventa letteratura.

Capita - raramente - di imbattersi in romanzi che lasciano qualcosa di più e di diverso di una semplice storia da accantonare: trasmettono emozioni che ordinariamente non sono alla diretta portata del lettore medio.
Ecco, questo libro penso sia qualcosa in più di un semplice romanzo: è un percorso iniziatico, un'avventuroso viaggio nell'animo di un genio eclettico e tormentato, per lo più misconosciuto, che ha tanto da dire all'uomo moderno, non solo in argomento musicale.
L'autore ci racconta la storia del misterioso Carlo Gesualdo Principe di Venosa, vissuto a cavallo fra il Cinquecento ed il Seicento, nobile campano, raffinato musicista, cultore delle arti, imparentato con la famiglia Borromeo e - avendo sposato in seconde nozze Eleonora - con la famiglia d'Este.
La sua vita ci viene raccontata con l'escamotage del manoscritto - forse apocrifo - ritrovato fortunosamente dal compositore Igor Stravinsky negli anni Cinquanta, durante la visita a una libreria antiquaria di Napoli, una sorta di porta di ingresso all'inferno e paradiso che è stata l'esistenza di questo musicista. 
Si alternano due piani di lettura: la storia del Principe, narrata da un suo servitore, il deforme Gioachino Ardytti, conosciuto in convento a Roma e rimastogli sempre a fianco, e quella del maestro Stravinsky che - nella sua casa di Los Angeles e poi in giro per l'Europa per i vari impegni artistici - tenta, da un lato, di tradurre il manoscritto e verificarne l'attendibilità storica e, dall'altro, decide di celebrare il genio del madrigalista concependo un'opera in sua memoria, il Monumentum pro Gesualdo da Venosa, attraverso la reinterpretazione in musica di alcuni sue opere per sola voce.
Da qui il titolo.
La vita di Carlo è divisa tra un prima ed un dopo.
Il prima è rappresentato dalla sua giovinezza e dall'ingresso all'età adulta, quando viene chiamato al Paese dal padre che - alla morte prematura del primogenito, destinato ad ereditare titolo nobiliare e feudo - gli fa abbandonare il seminario romano. Sposa Maria D'Avalos - cugina e oggetto del suo primo innamoramento adolescenziale - dopo che questa è rimasta vedova con una figlia. 
E' un'unione fra famiglie nobili, ma è anche un legame d'amore intenso, il coronamento di una passione giovanile. Maria è una donna voluttuosa, sensuale, pericolosamente in grado di ottenebrare con le sue arti amatorie la volontà del giovane principe. Gli dà un erede, Emanuele.
Il dopo è quanto accade a seguito della scoperta di un tradimento, che induce Carlo - folle di gelosia - a decretare suo malgrado la morte di Maria: la ucciderà sorprendendola nell'alcova con l'amante Fabrizio Carafa duca d'Andria, strappandole dalle viscere il secondo figlio, ancora in grembo.
Il barbaro assassinio, giustificato dalle leggi dell'epoca come una lecita vendetta non premeditata - potremmo dire, con una terminologia contemporanea, un atto dovuto per non incorrere nel biasimo della società nobiliare cui apparteneva - è il punto di svolta per Carlo.
Questi passerà tutti i restanti suoi anni a cercare di espiare - attraverso la musica - il dolore per il gesto che le rigide convenzioni non scritte del tempo gli hanno imposto.
Le seconde nozze con Eleonora d'Este e la nascita di un figlio, morto infante per debolezza di costituzione, non lo salveranno dalla malinconia che lo condurrà ad un male di vivere irrecuperabile. Il colpo di grazia lo fornirà anche la morte dell'erede Emanuele, figlio di Maria D'Avalos, cresciuto rancoroso nei confronti del padre ma ultima àncora di contatto con il ricordo dell'amata sposa.
Non resterà che la musica per celebrare l'amore, il dolore, la perdita, la solitudine interiore, la follia.
L'esistenza del protagonista sarà un tendere alla perfezione della propria arte, alla ricerca di suoni nuovi, in grado di rompere con la tradizione, di innovare, di rappresentare il passaggio dal passato al futuro. Con le sue ultime energie intellettuali Carlo si intesterà il ruolo di traghettatore dalla tradizione tardo rinascimentale ad un nuovo modo di concepire la musica: un ponte fra Rinascimento e Barocco.
Lo stile è elegante, preciso, la lingua del seicento napoletano utilizzata quando parla Gioachino è estremamente verosimile, le ambientazioni - dal Feudo di Venosa, al Palazzo Gesualdo di Napoli fino alla Corte estense - sontuose, evocative, le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono  vivide e cinematografiche.
Non dirò altro, per non togliere il piacere della lettura - che è sempre un percorso soggettivo di incontro coi personaggi e con chi li ha concepiti - se non che alcune scene mi hanno atterrito, ammaliato, disturbato, inquietato e - non ultimo - affascinato.
L'incredibile diventa credibile, il mistero della creazione artistica si fa vita e la vita si fa arcano.
GRANDIOSO AFFRESCO STORICO E UMANO, SONTUOSO.
📖📖📖📖📖
Il libro in una frase
"Ecco, lui non lo sa ancora, ma adesso che l'ha uccisa sta per entrare nel momento più fulgido della sua vita di musicista"

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