REO CONFESSO
Autore: Valerio Varesi
Editore: Mondadori –
Collana Il Giallo Mondadori
Anno edizione: 2021
Genere: Narrativa italiana
moderna e contemporanea, noir
Pagine: 352
Valutazione: 5*
Consigliato: a chi ama i
noir filosofici e speculativi e le brumose atmosfere della provincia italiana,
cariche di misteri irrisolti
Il 2021 ci ha regalato Reo
Confesso il sedicesimo episodio della serie noir ambientata a Parma a firma
dello scrittore e giornalista Valerio Varesi, con protagonista il commissario Franco
Soneri, portato al successo anche dalla fortunata fiction televisiva Nebbia e
Delitti interpretata da Luca Barbareschi.
Siamo a ottobre
del 2019 e il commissario Soneri, mentre passeggia per il parco Cittadella di
Parma, si imbatte in un uomo addormentato su una panchina. Convinto che si
tratti di un disperato, rimasto senza casa e in preda a un malore, si avvicina
per prestare soccorso. L’uomo non è affatto un clochard e dichiara di
aver commesso un omicidio come “atto di giustizia”. Non quella che si amministra
nei tribunali, e che si applica a seguito della violazione di una disposizione del
codice, bensì la superiore istanza che impone di punire chi si macchi di
violazioni dei principi morali universali, non sanzionabili da norme scritte.
“Non c’è
nessuna legge che tuteli dai soprusi, dalle prepotenze, dall’approfittare del
prossimo. Si può essere delinquenti senza aver mai commesso un reato”
afferma l’uomo della panchina, e Soneri ammette: “Certo, il mondo è pieno di
rispettabili criminali. Delinquenti a norma di legge”.
La vittima –
Giacomo Malvisi detto James - è un consulente finanziario che ha sperperato i
capitali dei propri clienti riducendoli sul lastrico e il reo confesso è
proprio uno dei truffati: Roberto Ferrari, così si chiama l’uomo della
panchina, è un cittadino irreprensibile impegnato nel sociale che - a causa
delle malversazioni di James - ha visto volatilizzarsi i fondi raccolti per
realizzare un ospedale pediatrico in Africa.
Il caso sembra
risolto ma Soneri è un investigatore di razza e sospetta che dietro alla
confessione e al relativo movente si celi una realtà molto diversa.
A complicare la situazione ci si mette pure la
sua compagna – Angela Cornelio – valente penalista del locale foro che viene
nominata difensore di fiducia dall’indagato. I rapporti fra Soneri e Angela
sono giocati sul filo della deontologia delle rispettive professioni. Angela ha
informazioni riservate, che non può fornire all’investigatore, ma invita Soneri
– in maniera velata – a dare retta al proprio istinto da segugio, ad ampliare
le verifiche, nonostante le risultanze sulla scena del crimine inducano a
confermare le dichiarazioni del Ferrari.
I personaggi si
muovono sullo sfondo di un’Italia ancora incredula, in cui i media cominciano a
diffondere notizie sempre più allarmanti in relazione a un virus influenzale
che sta mietendo vittime in Cina e pare stia approdando in Occidente: le corsie
ospedaliere piene di malati, i focolai della prima ora, l’obbligo di coprire le
vie aeree, i tamponi come profilassi e metodo di tracciamento del contagio sono
i segnali di uno scenario surreale e apocalittico che è ancora di là da venire.
Si respira aria
di tragedia incombente un passo prima che deflagri il morbo, di incredulità per
le misure di contenimento ancora in fase di elaborazione; aleggia il timore di
chiusure delle attività produttive, di isolamenti domiciliari obbligatori, di
restrizioni della libertà personale per ragioni di tutela della salute
pubblica.
Lo stesso
Soneri è lambito dalle notizie che irrompono in TV così come nei corridoi della
Questura e sembra accettare con umana insofferenza l’obbligo di indossare la mascherina,
da vecchio anarchico e libertario quale è sempre stato.
Varesi scrive
un giallo à rebours nella miglior scuola di Durrenmatt, colonna del
poliziesco mitteleuropeo cui non per niente l’autore ha fatto espressamente
riferimento nel corso delle presentazioni del romanzo; si parte da un delitto e
da un colpevole presunto per risalire - attraverso un’indagine fatta di
suggestioni ambientali, impressioni colte negli interrogatori, appostamenti,
pedinamenti e non solo analisi scientifiche – all’accertamento dei fatti, di
modo che la realtà storica e quella processuale collimino perfettamente.
Quella di
Varesi è anche una profonda analisi del rapporto che intercorre tra il diritto
e la giustizia, tra le leggi e quella tavola di valori universali che governano
l’agire al di là delle contingenze spazio-temporali.
E’ una
riflessione malinconica e dolente sulla solitudine che attanaglia l’uomo
contemporaneo, su quel nocciolo intimo, assolutamente inscalfibile, che neppure
chi ci ama può penetrare.
“E’ così
difficile, poter affidarsi completamente a una persona, anche a chi ti è più
vicino. C’è sempre qualcosa di impenetrabile che ti respinge. In definitiva,
ogni volta si resta soli. Ci si illude soltanto”
E’ infine una
fotografia lucida e disincantata dell’Italia e più in generale della civiltà
occidentale colta nel momento in cui la pandemia è ancora un’ipotesi, un
retropensiero che la mente non intende ragionevolmente accettare, prima che
l’inimmaginabile diventi realtà.
Il libro in una citazione
“I reati non sono solo quelli
che perseguite voi. I vostri sono una minima parte e almeno hanno una punizione
a norma di legge. Ma gli altri? Quelli per cui non c’è un articolo, un comma o
un paragrafo che possa esprimere una condanna?”
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