sabato 21 settembre 2019

La trilogia di Pietro Fenoglio o dell'eccezionalità della vita di un uomo qualunque

Sempre fedele al motto "troppi libri belli troppo poco tempo" mi sono letta - in questi mesi estivi, con notevole ritardo sulla loro uscita - i tre volumi di Gianrico Carofiglio che vedono come protagonista il maresciallo Pietro Fenoglio.
Tre volumi molto diversi fra loro, invero, non tanto nello stile dell'autore - sempre molto personale - quanto nel contenuto.

Con il primo volume - Una mutevole verità - ci viene introdotto il protagonista: Pietro Fenoglio è un giovane maresciallo di origini torinesi, trasferitosi per amore a Bari, sposato con una professoressa, afflitto dal dispiacere di non poter avere figli per una sterilità a lui attribuibile, raffinato pensatore, amante dei libri.
Ex studente universitario di Lettere, riservato e malinconico, patito di arte e di musica classica, è giunto all'Arma per le casualità della vita.
Fenoglio è un investigatore acuto, mai fuori dalle righe, rispettato dai colleghi, dai superiori gerarchici e dai magistrati per l'abilità investigativa e per la capacità di mantenere il sangue freddo, senza indulgere nella tentazione di usare la violenza, anche nelle occasioni più propizie.

Il caso su cui è chiamato ad indagare nel primo romanzo è tutto sommato marginale, è l'espediente per offrirci il personaggio e farcelo conoscere nella sua complessità.

Solo con L'estate fredda - a mio giudizio il migliore dei tre - si entra a pieno titolo nel giallo d'autore: siamo nel 1992, l'estate della strage di Capaci e di Via D'Amelio, e Fenoglio è chiamato a indagare sul barbaro assassinio del figlioletto di un boss locale. Tutti gli indizi convergono su un mafioso scissionista, affiliato al clan del padre del ragazzino trucidato ma alla ricerca di un suo spazio nel mondo della malavita. Tuttavia la verità è ben lontana dalle apparenze. 

Un giallo di impianto classico, complesso, alla Simenon, che si snoda tutto attorno all'abilità nel ragionamento astratto di Fenoglio, il quale nel frattempo vive un momento personale di intenso malessere, a causa dell'allontanamento della moglie. 

Con La versione di Fenoglio - terzo volume - si ha l'impressione che l'autore voglia congedarsi dal personaggio, facendolo chiudere in bellezza, alla vigilia del pensionamento, quando si ritrova a percorrere a ritroso alcuni casi affrontati nella sua carriera grazie alle conversazioni con un giovane - Giulio - casualmente incontrato in uno studio fisioterapico.

E' il suo commiato dalla carriera, ma non certo dalla vita, pronta ad aprirsi a nuove speranze e possibilità anche grazie all'incontro con una donna che - dopo la fine del matrimonio - gli ridarà fiducia nel futuro.

Carofiglio ha saputo raccontare l'eccezionalità di un uomo che ha vissuto un'esistenza tutto sommato convenzionale, rispettoso dei valori in cui crede, innamorato della bellezza dell'arte, del tutto privo di manie di protagonismo.
L'autorevolezza di Fenoglio balza all'evidenza di chiunque lo abbia conosciuto: è un eroe del quotidiano, che ho sentito spiritualmente molto vicino allo Stoner di John Williams.
La dimostrazione che la statura morale ed intellettuale non si misura con la fama e l'affermazione sociale, ma con la capacità di rimanere fedele a stessi e ai propri principi.
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