I due - figli della laboriosa middle class americana - si lasciano alle spalle la caotica metropoli e approdano nel Connecticut, dove allestiscono il teatrino della loro apparentemente perfetta vita domestica.
April è cresciuta in una famiglia senza affetto, tutta proiettata verso un futuro di donna di casa laboriosa e madre amorevole veicolata dalla cultura di massa. April sui banchi di scuola ha coltivato il sogno della recitazione, presto abbandonato per mancanza di opportunità e di effettivo talento.
Frank è un istrione, vuole affrancarsi dalle origini piccolo borghesi, sogna di vivere facendo l'intellettuale, la sua unica arma è l'eloquio. Non è più in gamba degli altri, nel suo profondo sa di non esserlo, si comporta da fascinoso bohémien. Sposa April, ma una gravidanza indesiderata lo costringe sin da subito a tornare coi piedi per terra. Trova lavoro nella stessa compagnia in cui suo padre ha prestato servizio per decenni, sempre con ruoli impiegatizi decisamente subalterni e stipendi inadeguati. Si barcamena senza veramente impegnarsi in quello che fa. Si potrebbe definire - ricorrendo alla lingua francese, di cui (spudoratamente) millanta la conoscenza - un flâneur.
La vita nella campagna suburbana, fatta di graziose villette, barbecue domenicali, balere folk, teatro amatoriale a poco a poco spegne la passione fra i due, la voglia di amarsi e di capirsi. Il flop teatrale di April - protagonista di una pièce messa in scena da una compagnia amatoriale - diventa il detonatore dei successivi eventi.
Frank e April decidono di lasciare tutto, vendere la casa e trasferirsi coi due figli piccoli in Europa per coltivare fumosi sogni di gloria. Ma proprio quando Frank dà le dimissioni e il meccanismo sta per mettersi in moto, gli viene proposto un consistente salto di carriera: i sogni si allontanano, la realtà e il buon senso prendono il sopravvento, la frustrazione di April - che nel frattempo si è scoperta di nuovo incinta - si scatena in tutta la sua violenza e la coppia modello lascia spazio a due coniugi in piena crisi, esistenziale prima ancora che sentimentale.
Non c'è un solo personaggio positivo in Revolutionary Road: sono tutti ottusi, gretti, spioni, pettegoli, attaccati morbosamente alle apparenze, furiosamente soli, totalmente incapaci di empatizzare. Solo i piccoli Wheeler fanno eccezione e suscitano tenerezza: sono vittime senza voce delle frustrazioni degli adulti, amano incondizionatamente i genitori; assistono attoniti alle scenate serali fra i due, si adeguano alla decisione di lasciare scuola e amici per trasferirsi oltreoceano, si fabbricano una bolla per difendersi da un mondo parallelo, quello degli adulti, che non si cura veramente di loro.
I Wheeler si tradiscono per noia, sbraitano l'un l'altra, si picchiano, bevono e fumano smodatamente, maltrattano involontariamente i figli, giudicano altezzosamente i vicini di casa cui sorridono a denti stretti invitandoli per un aperitivo: si sentono superiori mentre in realtà sono infinitamente patetici.
La tragedia è dietro l'angolo eppure lascia sgomenti per la sua non preventivabile enormità.
Revolutionary Road è uno specchio che riflette fedelmente - senza distorsioni o amplificazioni, con una scrittura precisa, fatta di descrizioni dettagliate degli stati emotivi e dialoghi taglienti, realistici al limite del reportage giornalistico - l'ipocrisia della famiglia occidentale - tesa fra il desiderio di corrispondere all'immagine proposta e socialmente accettata e quello di permettere ai suoi componenti di realizzare le proprie aspirazioni.
Va in scena il dramma borghese contemporaneo.
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