lunedì 30 dicembre 2019

Persone normali - Sally Rooney: volevamo solo essere normali

Connell e Marianne sono due adolescenti che vivono nell'Irlanda di oggi, nella regione occidentale di Sligo.
Li accomuna la frequenza alla medesima scuola.
Connell è figlio unico, non ha conosciuto il padre: Lorraine, sua madre, lo ha cresciuto da single. E' molto dotato, sia intellettualmente che nello sport: è l'idolo del liceo; nasconde la sua naturale timidezza dietro a modi compassati e sicuri.
Marianne è benestante ma non è affatto popolare; è intelligente ma solitaria, non lega con le ragazze, non sa essere alla moda, è considerata una "strana" e per questo nessuno le parla. A scuola è un paria, socialmente parlando. Anch'ella orfana di padre, ha un fratello passivo aggressivo ed una madre arrogante e anaffettiva, tutta protesa a coltivare la propria algida immagine di signora della upper class.
E' Marianne quella veramente priva di un centro di affetti.
Eppure i due si conoscono, complice Lorraine che lavora come colf a ore presso la famiglia di Marianne.
Questi universi paralleli entrano in collisione e ne nasce un'attrazione unica ed indescrivibile, un rapporto di affinità elettive e di profonda sensualità carnale che tra alti e bassi attraverserà l'adolescenza e poi la giovinezza dei due, fino all'ingresso all'età adulta.
Non è tanto la storia a colpire - che si inserisce in quel filone sentimental-esistenziale anglosassone che quest'anno ha avuto un altro ottimo titolo, "Un dolore così dolce" di Nicholls - quanto la capacità di introspezione psicologica di chi la scrive. 
Sally Rooney utilizza la terza persona per raccontarci non solo le vicende di un amore giovane ed immaturo, ma soprattutto l'interiorità dei personaggi e la loro capacità di evolvere abbattendo lo steccato della differenza di classe e i limiti caratteriali che - in svariate occasioni - li hanno portati a ferirsi e ad allontanarsi. 
Più che un romanzo è un delicata e umanissima indagine sull'anima dei due protagonisti.
Connell imparerà a fidarsi del proprio talento di scrittore, superando l'insicurezza ancestrale che gli ha reso ostico ambientarsi a Dublino al Trinity College dove - approdato da una cittadina di provincia - si è subito sentito inadeguato per origini, possibilità economiche e stile di vita.
Marianne dovrà a sua volta affrancarsi della famiglia patologica da cui proviene - psicologicamente ingombrante - e lo farà passando attraverso un dolorosissimo percorso interiore.
Tutto ruota attorno al bisogno dei ragazzi di "essere considerati delle persone perbene", condizione essenziale per essere le "persone normali" di cui al titolo:
"Non so cos'ho che non va, dice Marianne. Non so perché non riesco a essere come le persone normali ... Non so perché non riesco a farmi amare. Penso di essere nata sbagliata."
Ciascun protagonista si sente, per ragioni differenti, "sbagliato" - non accettato - vuoi per il ceto, vuoi per l'aspetto fisico, vuoi per la carenza di competenze sociali: in questo senso di inferiorità risiede la causa primigenia di tutti gli errori nella loro relazione.
Solo al termine di un non facile percorso esistenziale, che passerà quanto a Marianne attraverso una frequentazione sbagliata con un uomo che la umilia con pratiche sessuali violente ("in lei c'è qualcosa di spaventoso, un immenso vuoto nel nocciolo del suo essere ... le manca quell'istinto primordiale, l'autodifesa o l'autoconservazione, che rende intelleggibili gli altri esseri umani. ... Marianne è una masochista") e quanto a Connell attraverso un profondo malessere esistenziale che sfocerà in una grave depressione ("ha realmente voluto morire, ma non ha mai realmente voluto che Marianne lo dimenticasse. Questa è l'unica parte di sé che vuole salvare, la parte che esiste dentro di lei") i due riusciranno a far pace con se stessi. 
Nel caso di  Marianne, ciò avverrà estromettendo definitivamente dal proprio orizzonte emotivo le persone che l'hanno consapevolmente danneggiata: l'ex fidanzato, la madre, il fratello.
La giovane donna si aprirà all'età adulta con una rinnovata fiducia:
"Marianne pensa, e non per la prima volta, che la crudeltà non ferisce solo la vittima, ma anche chi la perpetra, e forse perfino in modo più grave e definitivo. Quando vieni sottoposto ad atti di bullismo non impari niente di particolarmente profondo su te stesso; ma quando li infliggi a qualcun altro impari qualcosa che non potrai mai dimenticare".
Connell, invece, prenderà definitivamente atto che il suo Io più profondo passa attraverso la scrittura e la poesia, che diventano lo strumento per decodificare i guasti interiori che lo ossessionano:
"mettere per iscritto un'esperienza gli sembra un gesto potente, come se la imprigionasse in un barattolo perché non possa mai abbandonarlo del tutto".

La scrittura poetica, ricca di immagini, che procede con fluidità attraverso l'utilizzo del tempo presente e del discorso diretto continuo, iperrealista, non enfatizzato dall'uso dell'ordinaria punteggiatura che lo preannuncia, fa di questo romanzo un piccolo gioiello della narrativa contemporanea.
IPERREALISTA 📖📖📖📖

Il libro in una frase
"Sentirsi completamente in balìa di un'altra persona era strano, ma anche molto normale. Nessuno può essere del tutto indipendente dagli altri, ha pensato, per cui forse valeva la pena di smettere di provarci e lanciarsi nella direzione opposta, dipendere dagli altri per tutto, lasciare che gli altri dipendessero da noi, perché no".

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