IL FRANCESE
Autore: Massimo Carlotto
Editore: Mondadori - Collana Giallo
Anno edizione: 2022
Genere: Giallo e Noir
Pagine: 184
Valutazione: 4*
Consigliato: a chi non ha paura di sporcarsi le mani
con la realtà
Toni Zanchetta detto Il Francese
è uno sfruttatore che – dopo un periodo di apprendistato violento a Milano,
alle dipendenze della malavita dell’est – si mette in proprio e organizza un
giro di prostituzione. Le sue ragazze hanno ciascuna un nome francese e
interpretano un ruolo che corrisponde all’immaginario sessuale degli
affezionati fruitori. La maison di Zanchetta è di livello superiore, sofisticata
ed esotica, niente adescamento sulle strade o in sordidi postriboli. La sua
clientela è benestante e le richieste, per quanto perverse e di complessa
realizzazione, sono sempre esaudite e profumatamente compensate.
Toni si crede un uomo moderno e illuminato
– un “macrò” ama definirsi – perché lascia alle protette la metà dell’incasso e
le sprona a trovarsi un marito ricco e accondiscendente a fine carriera.
“Chiamarli magnaccia, papponi,
lenoni, ruffiani era il minimo. Lui era diverso: era un macrò. O almeno, questa
era l’immagine che si era faticosamente costruito, ma non era certo che i
frequentatori della sua maison, anche i più assidui, avessero colto la
differenza”.
Non lo sfiora minimamente il
dubbio che dietro la scelta delle donne ci sia un passato doloroso, o
quantomeno non se ne preoccupa. Non ricorre alla violenza fisica, il che ai
suoi occhi lo scagiona da molte responsabilità e inevitabili sensi di colpa: sono
lontani i tempi in cui si affidava alle maniere forti, non lesinando colpi di
racchetta alla malcapitata di turno dimostratasi recalcitrante a seguire le
regole.
Il tranquillo ménage della
casa di appuntamenti viene sconvolto dalla scomparsa di Claire, una
delle demoiselle, che si volatilizza poco dopo essere stata accompagnata
in un hotel dove è attesa. E’ il punto di svolta, questa sparizione: la polizia
da subito lo sospetta e gli indizi, per quanto non convergenti sulla sua
persona, portano le indagini a scoperchiare i poco commendevoli servizi che
Zanchetta propone.
Toni reagisce cercando di
costruirsi un alibi convincente e in questo tentativo finisce con l’incartarsi,
stretto fra la presenza ingombrante della commissaria Ardizzone, incaricata del
caso, e quella altrettanto pervasiva della mala serba, che vuole sfilargli
da sotto il naso il giro di affari.
La soluzione del giallo della
sparizione di Claire non rappresenterà altro che il punto di partenza di
una nuova fase della vita di Zanchetta, che avrà modo di riconsiderare se
stesso e il proprio ruolo nell’ambiente malavitoso.
Ancora una volta Carlotto ci
regala un personaggio scomodo, un uomo squallido, profondamente fragile e infelice,
che non suscita alcuna simpatia e che contiene in sé tutte le contraddizioni
della nostra società. Toni Zanchetta è la versione cattiva di Bonamente Fanzago
de “La signora del martedì”, pornodivo in disarmo – depresso ed emotivamente
instabile - ridotto a fare il gigolò per arrotondare, che si innamora come un
adolescente della donna che compra i suoi servizi. Sono due personaggi
complementari perfetti per raccontare il disagio che sta attraversando
l’universo maschile nel mondo contemporaneo.
Da vero e indiscusso maestro del
genere, l’autore si prende il rischio di far ruotare tutta la storia
esclusivamente attorno alla figura del Francese, che non ha comprimari
all’altezza della sua intensità: Zanchetta divide la scena solo con l’altra
grande protagonista dei romanzi di Carlotto, la provincia italiana dei vizi
privati e delle pubbliche virtù.
La prosa è iperrealista, con
dialoghi efficaci e intensi che danno il ritmo alla narrazione, in terza
persona, del mondo della prostituzione. L’autore si fa interprete della realtà e,
senza facili giudizi, tenendosi lontano da considerazioni moralistiche,
evitando volutamente un approccio sociologico, intellettuale e inquisitorio - squarcia
il velo di perbenismo e pruderie che circonda questo ambiente: lo
racconta, e lo fa molto bene, con una scrittura anche cruda, a tratti brutale,
da cui tuttavia traspare la sua sensibilità di uomo e di libero pensatore.
< “Le donne dovrebbero
tenersi il novanta per cento del guadagno e chi gestisce il giro il resto. Una
quota d’agenzia, come nello spettacolo.”
“Questa cazzata delle sex
workers l’ho già sentita” sbottò il macrò dirigendosi verso la porta, … “Donne
che vendono sesso e non il proprio corpo, libere di gestirsi”>
E’ più colpevole chi organizza il
sordido mercimonio, sfruttando la disperazione delle donne, o chi chiude gli
occhi e – pur nella posizione di intervenire e fare la differenza – lascia
fiorire questo indegno traffico di vite? E il mondo dei/delle sex workers
- che scelgono di vendere sesso al di fuori di un contesto di sfruttamento - è
da considerarsi eticamente più accettabile?
Domande scomode, che nella
migliore tradizione della letteratura noir gettano un seme nella coscienza di
chi legge senza timore di sporcarsi le mani con la realtà.
Il libro in una citazione
“… le chiacchiere della gente [che] non risparmiavano niente e nessuno. Erano negozianti, impiegati, pensionati con la fedina pulita – quello era il mondo reale, esattamente lo stesso che lo aveva stipendiato in quei tanti anni, e che accettava il suo ruolo nella società. Tutto il resto era fuffa”