Manfred Baumann vive a Saint-Louis, un'anonima cittadina dell'Alsazia, al confine con la Svizzera e la Germania. Ha perso i genitori, ha vissuto con i nonni, benestanti, che hanno fatto in modo di trovargli un lavoro di un certo prestigio - direttore di una filiale bancaria - pur non avendo neanche ottenuto il diploma. E' solitario, abitudinario, timido, ipercontrollato nei suoi atteggiamenti, decisamente privo di abilità sociali se non addirittura tendenzialmente sociopatico.
E' il colpevole perfetto quando scompare la procace cameriera del Restaurant de la Cloche dove da un numero imprecisato di anni pranza quotidianamente.
L'ispettore che segue il caso - Gorsky, responsabile della polizia locale - lo individua subito come sospettato ideale. Le sue indagini, gli interrogatori svolti fra gli abituali frequentatori del bistro, ne delineano un profilo inquietante.
E Manfred Baumann, effettivamente, è un uomo inquietante.
Anni prima - poco più che adolescente - Manfred aveva ucciso una ragazza durante un rapporto sessuale. Ne aveva nascosto il corpo e - successivamente al ritrovamento - si era abilmente eclissato, evitando di far confluire su di sè qualunque dubbio.
Il caso era poi stato solo apparentemente risolto, con la cattura di un balordo che - pur se innocente - aveva trascorso il resto della propria vita nelle patrie galere. Anche in quell'occasione l'ispettore Gorsky, di fresca nomina, aveva condotto le indagini. Conscio che la persona arrestata e condannata non era se non un capro espiatorio - buono solamente a mettere a tacere l'opinione pubblica - era rimasto ossessionato dalla vicenda e più e più volte si era interrogato sulla vera identità dell'assassino, rimasto a piede libero e potenzialmente in grado di perpetrare i suoi misfatti.
Decenni dopo, Gorsky si rende conto che tra i due episodi non può non esserci un collegamento.
Ma non tutto è come - in effetti - appare ed il finale è decisamente appassionante, oltre che amaro nelle considerazioni che lascia al lettore.
Giallo di impianto classico, con belle atmosfere di provincia, ottima analisi e caratterizzazione dei personaggi, principali e non, in particolare mi è piaciuto il dualismo fra sospettato ed inquirente che - come in una partita a scacchi - si fronteggiano abilmente alla ricerca di un escamotage per ribaltare gli esiti di un'indagine il cui finale sembra essere stato scritto sin dalle prime pagine.
Si sente molto Simenon in questa lettura, che si fa piacevole e profonda in un crescendo che condurrà ad un inaspettato colpo di scena.
POLIZIESCO DI PROVINCIA, UN CLASSICO CHE NON RISENTE DELLE MODE
POLIZIESCO DI PROVINCIA, UN CLASSICO CHE NON RISENTE DELLE MODE
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Il libro in una frase
"Buonasera, Adèle" disse quando fu a pochi metri di distanza. Si fermò non perché lo desiderasse, ma perché sarebbe stato indelicato oltrepassarla come se non fosse stata altro che una cameriera indegna di qualche convenevole. "Buonasera, Manfred" rispose lei. Manfred scoprì che la ragazza conosceva il suo nome di battesimo. E il fatto che lo avesse usato, implicava una certa confidenza tra loro"
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